Foto tratta da umsoi.org |
• la storia dell'umanità è viva, niente è scontato e ogni epoca ha un suo potenziale rivoluzionario
• le sicurezze economiche di una classe sociale seppur ridotte ma importanti nel loro contesto non sono sufficienti ad acquietare gli individui. Parlo dei militari che in tutti i casi si sono schierati con la popolazione: quale potrebbe essere il motivo visto che si tratta di un corpo i cui componenti percepiscono uno stipendio a fronte dell'assenza di reddito minimo di vasti strati della popolazione che invece potrebbe avere proprio questo come motore della ribellione
• il rischio di morire è più forte rispetto al bisogno di emancipazione umana
• la religione non è il motore della ribellione come lo fu in Iran nel 1979
• l'integralismo arabo non è probabilmente un dato univoco quasi da carattere peculiare, antropologico, di queste popolazioni e che la povertà non determina automaticamente il controllo dell'opinione collettiva tramite i religiosi e la religione, come successe in Iran e succede in Libano ad opera degli Hezbollah, partito d'ispirazione religiosa che costituisce ed è riconosciuto da settori importanti della società libanese come stato nello stato, che assiste e accudisce appunto la popolazione sostituendosi allo stato; è finanziata infatti dall'Iran che ha tutto l'interesse all'affermazione della cultura e della politica integraliste.
foto tratta da blitzquotidiano.it |
Ho la coscienza che alcune mie affermazioni siano deboli e smentibili dalla veloce evoluzione del contesto e del divenire dei fatti. Ho l'impressione comunque che gli arabi del nord africa abbiano sperimentato che le rivoluzioni d'ispirazione religiosa come quella iraniana e talebana in Afganistan non abbiano prodotto il benessere e la condizione di vita che tutti si attendevano. Dunque vedranno, per lo meno lo spero, con scetticismo il riproporsi di evoluzioni analoghe del quadro politico della propria nazione a seguito dei fatti traumatici di questi mesi.
Infine vorrei fare alcune considerazioni sulla potenzialità che i fatti hanno dimostrato circa il quadro politico italiano. Anche qui ero scettico sulla possibilità che la protesta di piazza potesse avere effetti concreti sulla destabilizzazione di un regime come quello che viviamo nell'era berlusconiana. Ho adesso, con i fatti di cui tratto, la fondata speranza che l'opinione collettiva e le sue tangibili manifestazioni abbiano più potere di quanto immaginiamo. Pertanto che ben vengano scioperi e manifestazioni di piazza, perché se non hanno immediato effetto come in nord africa, hanno sicuramente la capacità di evitare l'acquiescenza psicologica e la tranquillità di chi governa.
Giuseppe Filetti